PERASTRO (Pyrus amygdaliformis Vill.)
Nuovo binomio: Pyrus spinosa Forssk.
Fam. Rosaceae
Etimologia: Il nome del genere sembra derivi dal greco πὔρ, fuoco, probabilmente per la forma conica dei frutti che ricorda quella stilizzata di una fiammella; il nome specifico deriva sempre dal greco ἀμυγδάλη, mandorla, per la forma delle foglie che ricordano vagamente quella di questo frutto; spinosa invece va interpretato nel significato dell’aggettivo.
Antesi: marzo-aprile
Il perastro (o pero mandorlino) è una pianta con portamento cespuglioso (nota localmente col nome di calaprisce), raramente di piccolo albero, è comune nelle macchie, garighe, boschi cedui e incolti (foto n.1). Il tronco ha corteccia di colore grigio, che si fessura con l’aumentare dell’età; i rami giovani sono spinescenti all’apice e spesso tomentosi e/o pruinosi (foto n. 2).
Le foglie, caduche, sono semplici, con lamina oblanceolata e con margine a volte lievemente crenulato. Sono ricoperte da tomento durante le fasi iniziali dello sviluppo.
La pianta dà praticamente inizio alle fioriture primaverili, offrendo uno spettacolo di grande suggestione a partire dalla fine dell’inverno (a volte già dalla metà di febbraio). I fiori, raccolti in ombrelle in numero variabile tra 5 e 12, sono composti da 5 petali di colore bianco, raramente sfumati di rosa, con antere di colore rossastro (foto n. 3-4).
I frutti, eduli, sono piccoli, di forma vagamente sferica schiacciata ai poli, di colore variabile tra il giallo-verde brunastro (foto n. 5).
Sul territorio della Masseria Carmine sono presenti diversi esemplari sia nelle aree a macchia che negli incolti. In prossimità del nuovo fabbricato è presente un esemplare curato con portamento di alberello.
Curiosità: Curiosità: I frutti, pur essendo eduli, sono in realtà immangiabili in quanto estremamente coriacei; dopo le prime gelate si ammorbidiscono e pertanto vengono raccolti in pieno inverno. Anticamente, in alternativa, i frutti raccolti in autunno, si lasciavano maturare su cumuli di paglia.