Anacamptis morio (L.) R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase
Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco άνακάμπτειν (anakamptein), ripiegare, con allusione, probabilmente, ai due ripiegamenti basali presenti sul labello della specie A. pyramidalis. Il nome della specie ha invece etimo incerto: secondo alcune fonti deriverebbe dal latino morio, buffone, per le ornamentazioni dei fiori che ricordano quelle degli abiti dei giullari, secondo altre fonti invece dallo spagnolo morion, elmo, per la forma del casco tepalico (foto n. 1).
Le foglie sono distribuite sia in rosetta basale, ma non appressate al suolo, sia sul caule dove sono guainanti. Forma spesso gruppi di numerosi esemplari (foto n. 2).
Infiorescenza breve, di forma grossolanamente cilindrica, da lassa a più o meno densa ma con fiori mai appressati. Fiori di colore variabile tra il rosa e il violetto, con numerose varianti cromatiche intermedie. Non rari gli individui di colore bianco (apocromia)(foto n. 3).
Il labello è lievemente trilobo e può presentarsi sia aperto o con i lobi laterali lievemente ripiegati; la parte centrale è bianca e ornata da punti di colore violetto. Lo sperone, lungo e sottile, è arcuato verso l’alto.
Vegeta soprattutto in spazi aperti come prati, garighe, bordi stradali e anche in boschi luminosi.
È tra le orchidee più diffuse e numerose della provincia di Taranto; sul territorio della Masseria Carmine è presente con diversi esemplari soprattutto nell’area a macchia.
Note: È una delle tante specie che in passato rientravano nel genere Orchis e che in seguito ad una recente revisione tassonomica, basata su studi genetici, è stata trasferita al genere Anacamptis. Spesso forma ibridi con la congenere A. papilionacea [Anacamptis ×gennarii (Rchb. f.) H. Kretzschmar, Eccarius & Dietr.].