CERERE A UNA RESTA (Aegilops uniaristata Vis.)
Nuovo binomio: Triticum uniaristatum (Vis.) K. Richt.
Fam. Graminaceae (Poaceae)
Etimologia: Il nome del genere sembra derivi dal greco αἰγίλωψ, nome col quale Teofrasto indicava un cereale provvisto di reste; il nome della specie invece indica la presenza di una sola resta (prolungamento aghiforme) all’apice di ciascuna gluma (brattea tipica dell’infiorescenza) (Foto n. 1). Il sostantivo Triticum invece sembra aver origine da latino tritum, battuto, per la consuetudine di battere le spighe al fine di prelevarne i chicchi.
Antesi: aprile-giugno
Pregio: Entità di origine anfiadriatica. La specie è inserita nella Lista Rossa Nazionale ed è considerata a livello conservazionistico come Vulnerabile (VU); in entrambe le edizioni della “Flora d’Italia” viene considerata rarissima (RR). In Italia è presente solo in alcune località della Puglia centromeridionale e nell’area murgiana della provincia di Matera. La prima segnalazione in assoluto in Italia risale al 1887 (Groves) a Leucaspide (Taranto, Statte) territorio di grande valenza naturalistica, oggetto di importanti studi nei secoli passati e andato praticamente distrutto da insediamenti industriali e discariche annesse.
Pianta erbacea annuale, alta in media 10-30 mm; foglie lineari, glauche e mediamente villose; l’infiorescenza è una spiga moniliforme con 2-3 spighette fertili e 2 abortive; le glume sono provviste di una sola resta lunga 2-3 cm (elemento discriminante che lo distingue dalle altre specie dello stesso genere con maggior numero di reste) e breve dente apicale (2-3 mm) (Foto n. 2-3).
Sul territorio della Masseria Carmine è diffusa e numerosa nelle garighe dell’area a macchia; considerata la rarità e la vulnerabilità della specie, la sua (copiosa) presenza costituisce ovviamente motivo di vanto e di prestigio per la Masseria Carmine e per l’intero territorio comunale tarantino. Pur trattandosi di importante consistenza numerica, questa stazione, così come quella (anch’essa consistente) della vicina Gravina di Mazzaracchio, non è a tutt’oggi citata in letteratura. Per la mia esperienza diretta sul campo, queste stazioni sono le più numerose in assoluto tra quelle finora osservate. Si veda a tal proposito l'articolo allegato di seguito.
Note: Trattandosi di una pianta terofita (specie a ciclo annuale) la sopravvivenza di questa graminacea è strettamente legata al numero di semi prodotti e alla loro germinabilità e siccome ciascuna delle spighette fertili contiene un solo frutto (cariosside, chicco) si può ben intuire quanto sia facile che un incendio, il pascolo eccessivo o la discutibile pratica dello sfalcio dei sentieri per la prevenzione degli incendi (prima che le piante si siano riprodotte), possano portare al depauperamento della specie.