MANDRAGORA AUTUNNALE (Mandragora autumnalis Bertol.)
Fam. Solanaceae
Etimologia: Il nome del genere sembra derivare dal persiano mandrun-ghia (erba-uomo) in allusione alla forma vagamente antropomorfa dell’apparato radicale; il termine lo si ritrova sia in greco antico che in latino. Il nome specifico invece allude al periodo di fioritura della pianta.
Antesi (fioritura): fine settembre-metà novembre
Pregio: Pianta di valore essenzialmente estetico, anche se comunque non risulta essere molto diffusa sul territorio della provincia di Taranto; è inoltre segnalata come “rara” sulla Flora d’Italia.
Pianta tossica: non ingerire; contiene alcaloidi tossici che in dosi elevate possono anche rivelarsi letali.
Pianta erbacea perenne, poco alta, con fusto subnullo o poco sviluppato; foglie larghe disposte tutte in rosetta basale (foto n. 1), bitorzolute e con reticolo evidente. Fiori ermafroditi disposti, in gruppi di diversi esemplari, al centro della rosetta basale, molto evidenti, con corolla attinomorfa di colore viola pallido (foto n. 2-3). Il frutto è una bacca di forma subsferica o ellissoide di colore arancione.
Sul territorio della Masseria Carmine abbiamo riscontrato la presenza di un’unica stazione di circa 20 esemplari ubicata in un incolto a metà strada tra l’oliveto e il vecchio fabbricato.
Curiosità: Molte leggende gravitano intorno a questa specie (e alla sua congenere Mandragora officinarum L.), considerata da tempi immemori pianta magica; a causa della forma delle radici le sono state attribuite virtù afrodisiache ben esposte nella famosa commedia di Niccolò Machiavelli “La Mandragora”. La letteratura è comunque ricca di altri aneddoti.
Viene utilizzata in dosi moderate in medicina tradizionale e in omeopatia.